Egidio da Viterbo

Nacque a Viterbo, da Lorenzo Antonini e Maria del Testa, in un giorno imprecisato tra l’estate e l’autunno del 1469. Nonostante la sua famiglia fosse di origini modeste, Egidio fu mandato a studiare presso il convento agostiniano della Santissima Trinità in Viterbo. Nel 1488 entrò nell’Ordine degli Agostiniani fino ad essere ordinato sacerdote. Studiò filosofia, teologia e lingue antiche (greco, ebraico, arabo, aramaico, persiano) presso le case del suo ordine ad Amelia, Padova, Firenze, Roma, Viterbo ed in Istria. A Padova (1490-1493) incontrò più volte Pico della Mirandola, con il quale discusse di astrologia e cabalismo, ma soprattutto, in quella città pubblicò i primi libri, in cui esponeva le sue teorie filosofiche. Alcuni anni più tardi conobbe a Firenze l’umanista Marsilio Ficino, di cui fu allievo e con il quale si perfezionò notevolmente nello studio delle dottrine neoplatoniche. Oratore di straordinaria efficacia, particolarmente apprezzato da papa Alessandro VI e dai suoi successori, considerato da taluni il “Cicerone della Chiesa”, fu in contatto con i maggiori intellettuali del tempo. Nella primavera del 1497 il cardinale Riario, protettore degli Agostiniani, che aveva per lui grande stima, lo richiamò a Roma. Nel giugno 1506 papa Giulio II gli affidò la guida dell’Ordine agostiniano come Vicario apostolico; l’anno successivo (1507) il capitolo generale dell’Ordine lo confermò alla sua guida come Priore Generale, incarico che mantenne per molti anni, durante i quali riformò profondamente l’Ordine stesso, riportandolo agli antichi fasti con il pieno recupero della regola di S. Agostino. Occorre, altresì, ricordare come il 31 ottobre 1517, a meno di quattro mesi dalla sua nomina a cardinale e quando Egidio era ancora Priore Generale degli Agostiniani, un monaco agostiniano tedesco, Martin Lutero, affisse le notissime 95 tesi che avrebbero dato inizio alla riforma protestante. Morì a Roma il 12 novembre 1532 e venne sepolto nella chiesa di Sant’Agostino.
Nonostante Egidio da Viterbo fosse uno degli uomini più in vista del suo tempo seppe sempre trovare il modo, il tempo ed il luogo per staccarsi dai legami del quotidiano, per isolarsi, ripiegarsi su se stesso e, nel silenzio, meditare, approfondire e comprendere. Se avesse potuto scegliere, la sua vita sarebbe trascorsa in un quieto eremo o tutt’al più tra le silenti mura d’un appartato convento, dedito allo studio, alle sacre scritture, alla meditazione, contemplazione e ricerca del Divino. Alla fine del ‘400, Egidio da Viterbo, trascorreva la maggior parte del suo tempo nell’eremo di S. Stefano posto nell’isola Martana. Seppur la tranquillità dell’isola, immersa nelle acque del lago di Bolsena, fosse particolarmente adatta per la vita religiosa, quanto per la contemplazione, ben presto però quel luogo manifestò tutti i suoi disagi e il clima, particolarmente sfavorevole, influiva sulla già debole salute dell’Antonini. Fu il Cardinal Riario, nipote del papa Sisto IV, protettore degli Agostiniani e in quel periodo anche Vescovo di Viterbo, ad individuare nel cuore del monte Cimino il luogo adatto per Egidio: il convento agostiniano della SS. Trinità, già caro agli Agostiniani che lo avevano eletto nel 1276 a sede del Capitolo generale.