San Paolo della Croce

LA MISSIONE A S. EUTIZIO

Il santuario di Sant’ Eutizio fu custodito inizialmente dai monaci Benedettini di S. Lorenzo fuori le mura, più tardi da elementi del clero locale. Nel momento in cui questo santuario cominciò a versare nell’abbandono, fu per lo zelo del Cardinale Alessandro Albani, che in quel periodo si trovava in villeggiatura a Soriano, che sorse l’idea di destinare il convento di Sant’Eutizio ai Padri Passionisti, di cui aveva ammirazione e di cui sentiva parlare con benevolenza in quelle terre mentre erano in missione a Vetralla. L’Albani, sentendo i magnifici elogi dei nuovi apostoli della Croce (Paolo e i suoi compagni), credette di vedere in essi degli inviati dal cielo per continuare in questo santo luogo l’opera degli apostoli. Tornato a Roma, il Cardinale prese le più ampie informazioni presa l’abate Garagni, comunicò il suo disegno al fratello Annibale, Cardinale anch’esso e camerlengo di Santa Romana Chiesa, che applaudì alla scelta. Tornò dall’abate Garagni e decise la fondazione all’insaputa dello stesso Paolo. I due Cardinali ottennero da Benedetto XIV quanto desideravano. In data 11 dicembre 1743, il Card. Valenti, dopo avere già scritto al Governatore di Soriano, scrisse pure a Mons. Varrò, vescovo di Orte e Civita Castellana, dicendogli che nella chiesa di S. Eutizio, essendo partiti i preti secolari che avevano fatto tanto bene, vi fossero stabiliti, a nome di S. Santità, i sacerdoti della nuova Congregazione della Passione di nostro Signore. L’abate Garagni si affrettò a scrivere a San Paolo della Croce, pregandolo di venire al più presto a Roma per affari importanti. Paolo partì dopo aver celebrato la festa di Natale con i suoi figli. E mentre si aspettava di trovare altre difficoltà per i suoi progetti di fondazione, apprese con riconoscente meraviglia le favorevoli disposizioni dei Cardinali Albani per la fondazione di S. Eutizio.

INAUGURAZIONE DEL SANTUARIO

Era il marzo del 1744. San Paolo accompagnato da tre dei suoi figli si recò al santuario di S. Eutizio, affidandone la direzione al P. Marco Aurelio, di cui già conosciamo la virtù. Nel momento in cui Paolo venerava la tomba del glorioso Martire, la pietra sulla quale l’Eroe della fede offriva ordinariamente il divin sacrificio, stillò in abbondanza la manna prodigiosa e nello spazio toccato dalla mano del Passionista, se ne videro scaturire cinque gocce di straordinaria grossezza, brillanti come perle. Con questo prodigio il Santo Martire pareva volesse fare festosa accoglienza a coloro che venivano a stabilire la loro dimora vicino a lui per prepararsi a predicare quella fede ch’egli aveva suggellato col sangue. Anche la famiglia Albani ne rimase soddisfatta e fu tanta la benevolenza per la Congregazione dei Passionisti, che non cessò più di colmarla di benefici.